Chiesa dei Santi Vitale ed Agricola in Arena
“In via San Vitale. Figura pur questa fra le primitive chiese di Bologna ed un tempo dovette essere fuori della città. Vuolsi eretta dal vescovo Felice sullo scorcio del secolo IV e consacrata da San Petronio sul principio del secolo successivo. Naturalmente subì varie ricostruzioni. Notevole all’esterno, a destra della porta, un’arca sepolcrale figurata, opera di Risi da Parma e servì di deposito a Lucio Liuzzi, cavaliere bolognese, morto nel 1318. Nell’interno questa chiesa ha notevoli pitture murali, attribuite al Francia, la celebre Fuga in Egitto del Tiarini, statue del Piò, ornati del Formigine ed il Martirio dei Ss. Vitale ed Agricola, del Busi.” Testo tratto da “Provincia di Bologna”, collana “Geografia dell’Italia”, Torino, Unione tipografico editrice, 1900. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.
Secondo la tradizione, la chiesa fu edificata sui resti dell’Arena romana dove subirono il martirio i Santi Vitale e Agricola. I loro corpi furono riconosciuti da sant’Ambrogio durante la visita compiuta a Bologna nel 392. Ricostruita dalle monache benedettine nel secolo XVI, contiene importanti opere d’arte e una suggestiva cripta millenaria, unico resto della chiesa primitiva. Il sacro edificio subì varie vicissitudini. Dopo la soppressione degli ordini monastici voluta da Napoleone Bonaparte, il convento annesso fu venduto a privati, che ne fecero abitazioni. Una di queste, fu quella della contessa Cornelia Barbara Rossi di San Secondo, moglie dell’architetto Giovan Battista Martinetti. La nobildonna vi tenne un notissimo e frequentato cenacolo letterario. Alla fine del periodo napoleonico la chiesa ritornò ad assumere la sua funzione originaria, che ha poi sempre conservato. Degna di nota la suggestiva cripta romanica a tre absidi circolari, che si favoleggia abbia fatto parte di una sorta di enorme ed articolata chiesa sotterranea, o catacomba, dove i primi cristiani bolognesi si sarebbero raccolti clandestinamente attorno ad Apollinare discepolo di S. Pietro. Ad inizio ottocento Giovan Battista Martinetti l’aveva trasformata in una grotta con fontane annessa al giardino retrostante, luogo di delizie per il salotto culturale della moglie. La fotografia del fondo Ambrosini CaRisBo ne documenta lo stato dopo il riuso a luogo di culto, prima dei restauri cui sarebbe stata sottoposta nel 1892 a cura di Luigi Breventani.
Vitale era schiavo di Agricola e fu condannato al supplizio insieme al suo padrone. I persecutori, per indurlo a rinnegare la sua fede ristiana, «sperimentarono in lui – afferma Sant’Ambrogio – ogni genere di tormento, così che nel suo corpo non vi era più parte alcuna senza ferite». Spirò invocando il nome di Gesù. Col supplizio di Vitale i carnefici cercarono di impaurire Agricola e indurlo ad abiurare il cristianesimo, ma vista l’inutilità di questo ed altri tentativi, lo crocifissero. Da nessuna fonte antica ci è stata tramandata l’epoca del loro martirio. Tuttavia alcuni studiosi ritengono probabile che Vitale ed Agricola siano state vittime della persecuzione dell’imperatore Diocleziano (284-305). Nel 393 i corpi di Vitale ed Agricola furono traslati da Bologna a Milano. I loro feretri furono esposti alla presenza del vescovo di Bologna Eustazio, del popolo e di Ambrogio, il quale nel raccontare il fatto scrisse: “cogliemmo i chiodi del martirio e tanti furono, che convenne dire che più fossero le ferite che le membra e ne raccogliemmo pure il sangue trionfale e il legno della croce”. A Bologna, ove Vitale aveva subito il martirio, la sua morte, con quella di Agricola, è celebrata il 4 novembre, come risulta dal calendario liturgico locale, risalente al IX secolo.
Indirizzo e contatti
Via San Vitale, 50
40100 Bologna BO